LA FENICE

LA FENICE

Voglio parlarvi di un animale mitologico che ha ispirato uno dei miei romanzi, il simbolo della rinascita spirituale: la Fenice. Quanti di voi sono affascinati da questo essere mitologico, che dopo ogni morte rinasce dalle proprie ceneri, sempre più forte e splendente? Beh, io sono un segno di fuoco, e tutto ciò che lo riguarda mi affascina. La fenice figura in diverse civiltà dell’antichità fin dagli egizi, dove assume ogni volta forme e colori differenti pur mantenendo la stessa simbologia, ovvero il desiderio di una vita dopo la morte nei tempi antichi, e la speranza di rinascita esistenziale in quelli moderni. In base alla versione più nota, la Fenice era grande come un’aquila, con piume scarlatte e dorate. Il suo canto era melodioso, tanto che anche il dio Sole si fermava ogni mattino in cielo con il suo carro per ascoltarla. Si nutriva solo di rugiada, viveva in pace vicino a un pozzo d’acqua fresca e le sue lacrime si diceva avessero grandi poteri curativi, inoltre, in sua presenza era impossibile mentire. Era considerata la regina degli uccelli, nonché l’unico esemplare della sua specie. Viveva 500 anni, e quando la sua fine era vicina volava verso est, fino alle porte del paradiso. Qui sceglieva la palma più alta e vi costruiva un grande nido intrecciato con piante balsamiche, vi si adagiava e lasciava che il sole la incendiasse, fino a risorgere dalle sue ceneri e volare via, iniziando una nuova vita. Proprio come il sole che la sera tramonta per risorgere il mattino dopo, in un ciclo senza fine. Certo, è solo un mito, ma anche una rappresentazione metaforica che ci dona degli spunti su cui riflettere. Non lasciamoci abbattere mai, perché anche dopo la più bruciante delle sconfitte possiamo uscirne fuori più forti e determinati di prima. Penso questo sia un argomento che tocca un po’ tutti, chi più chi meno, perché se è vero che colui che si mette in gioco rischia di subire una sconfitta, chi non lo fa l’ha subita in partenza.

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